Pranzo all'aperto con amici

Uno sguardo ai food trend 2022: sostenibilità e salute al centro

Se l’anno scorso anche per il settore alimentare è stato un anno di assestamento alle nuove condizioni sociali imposte dalle restrizioni per limitare la diffusione del virus, quest’anno, il focus per consumatori e produttori sembra essere un altro, ovvero quello di contribuire con l’alimentazione a supportare il proprio benessere, con un occhio di riguardo anche verso il pianeta. Alimenti funzionali, prodotti con valore aggiunto e salute sono le parole chiave delle tavole 2022! Quali sono dunque i food trends nel “radar “di Nutrimi?

Foraging o fitoalimurgia

Con il foraging, o fitoalimurgia, ci si riferisce a quella branca della scienza che si occupa di indagare quanto e se le piante selvatiche (foglie, fusti, germogli, fiori, radici, tuberi, bulbi e bacche) siano commestibili e/o potenzialmente dotate di proprietà fitoterapiche (1). Potrebbe essere definito più semplicemente come “l’andar per boschi” come pratica di alimentazione sostenibile, prendendo dalla terra ciò che la terra spontaneamente offre (in Italia, ad esempio, possiamo trovare la cicoria, la carota selvatica, ma anche il tarassaco, l’ortica e la borragine).
La pratica del foraging oltreoceano sta ottenendo un ruolo non marginale anche nell’industria alimentare grazie a varietà botaniche quali moringa e curcuma. La moringa, pianta appartenente alla famiglia delle Moringaceae e usata dagli antichi egizi sia come alimento che per la produzione di oli cosmetici, grazie ai valori nutrizionali contenuti in foglie e semi, è un ingrediente importante per molte tradizioni gastronomiche orientali ed oggi uno dei candidati a diventare “superfood” 2022.

Autoproduzione e produzione sostenibile

A fronte dell’impatto positivo che negli anni hanno avuto i diversi progetti di rigenerazione ambientale legati all’agricoltura urbana, periurbana e metropolitana (2) e tipici delle Food Policy, nel 2022 questo paradigma di coltivazione diventa tendenza. Si stima infatti un incremento delle pratiche di agricoltura e orticoltura urbana , caratterizzate dalla disponibilità di piante ed erbe sempre fresche sottoposte a regime colturale in idroponica o acquaponica, ortaggi coltivati in serra utilizzando esclusivamente energie rinnovabili nonché produzioni agricole 4.0 che sfruttano le tecnologie per produrre alimenti sani e sostenibili.
Fuori dai centri urbani, invece, si assiste ad un incremento delle pratiche di agricoltura rigenerativa e di approcci agro-ecologici alle produzioni alimentari. Le prime sono correnti agricole affini alla permacultura (o conservazione consapevole ed etica degli ecosistemi produttivi) e il loro scopo principale è rigenerare la qualità del suolo ad ogni ciclo produttivo mimando i processi naturali di formazione dell’humus (sfruttando tecniche come, ad esempio, l’avvicendamento colturale in opposizione al sistema delle monoculture tipico dell’agricoltura intensiva e depauperante). Rispetto al secondo termine invece, con il 2022 si assiste ad un’enfatizzazione della componente più sociale dell’agroecologia, ricercando sempre più prodotti che arrivano da pratiche di agricoltura familiare e/o prodotti che consentano un riallacciamento dei rapporti città-campagna (3).

“Bevande della salute” e reducitarianesimo

La pandemia ha portato ad un rinnovato interesse per il benessere in generale e, in risposta a questa richiesta, imprese e attività si sono attivate proponendo nuovi prodotti salutari sul mercato. Tra questi, svettano soprattutto bibite funzionali come tonici frizzanti con prebiotici, bevande con claim salutistici e cocktail da aperitivo alcol-free, realizzati con set di particolari botaniche e cortecce dalle proprietà fitoterapiche. Ad accompagnare il beverage anche un regime alimentare principalmente basato sulla ricerca di alta qualità e salute. La dieta più di tendenza del 2022 sembra sarà infatti quella reducetariana (che prevede la riduzione nel consumo di alimenti di origine animale e la scelta di consumarli, quando consumarli, solo se di buona qualità e derivanti da una produzione sostenibile ed etica).

Funghi

Questo trend unisce i concetti dei trend precedenti: sostenibilità, foraging e salute umana. Fin dall’antichità i funghi sono considerati “elisir di lunga vita”, in quanto fonti di aminoacidi essenziali e polisaccaridi, prontamente disponibili e offerti dal suolo in condizioni di umidità, con un alto livello di rendimento necessario a sfamare una popolazione sempre crescente. Oggi i funghi e i loro sottoprodotti vengono considerati una delle tendenze più innovative per garantire prodotti fortificati, mangimi, o anche semplici alimenti sani e salutari al più della popolazione, attestandosi tanto come trend quando come strategia vincente nel campo della nutrizione e dell’alimentazione umana e animale (4).

 

Fonti: 

1. Paura, B., Di Marzio, P., Salerno, G., Brugiapaglia, E., & Bufano, A. (2021). Design a database of Italian vascular alimurgic flora (AlimurgITA): Preliminary results. Plants, 10(4), 743.
2. Langemeyer, J., Madrid-Lopez, C., Beltran, A. M., & Mendez, G. V. (2021). Urban agriculture—A necessary pathway towards urban resilience and global sustainability?. Landscape and Urban Planning, 210, 104055.
3. Giacomelli, M., & Calcagni, F. (2022). Borgofuturo+: un progetto locale per le aree interne. Borgofuturo+, 1-219..
4. Kumar, H., Bhardwaj, K., Kuča, K., Sahrifi‐Rad, J., Verma, R., Machado, M., … & Cruz‐Martins, N. Edible mushrooms enrichment in food and feed: A mini review. International Journal of Food Science & Technology.


Cestino con rifiuti organici

Spreco alimentare domestico in Italia: con la pandemia risalito del 15%

Secondo l’ultimo rapporto pubblicato da Waste Watcher International su iniziativa della campagna Spreco Zero di Last Minute Market e dell’Università di Bologna, in Italia, dopo il trend positivo registratosi nel 2019, sembra che la pandemia abbia contribuito a una riduzione dell’attenzione collettiva sul tema degli sprechi alimentari. Questi ultimi, tuttavia, restano ancora un grande problema ambientale, sociale ed economico nonché fulcro delle strategie politiche adottate dall’Unione Europea per combattere il cambiamento climatico (dall’Agenda 2030 con l’SDG 12.3 fino alla più recente strategia Farm to Fork), pertanto, conoscere i limiti e il contesto nazionale può essere un valido modo per capire dove e come intervenire così raggiungere gli obiettivi prefissati.

Il caso Italia 2022

Partendo da un confronto tra quanto registrato nel rapporto 2021 (riferito al 2020) e nel rapporto 2022 (riferito al 2021) emerge chiaramente come lo spreco settimanale pro-capite sia aumentato di ben 66,3 grammi, passando da 529 g a 595,3 g pro capite settimanali, per un totale di 30.956 kg l’anno di alimenti sprecati, circa il 15% in più rispetto l’anno precedente. Un dato ancor più preoccupante se lo si espande a livello nazionale e si considera lo spreco domestico annuo italiano nella sua interezza, il cui valore si attesta a circa 1.900.000 tonnellate. Questo fenomeno, in generale, si inasprisce nei nuclei famigliari senza figli (+12%), nei ceti Medio-Basso (+12%), nei ceti Popolari (+7%) e nei piccoli centri urbani sotto 100mila abitanti (+7%), mentre le grandi città sembrano sprecare ben il 12% in meno rispetto alla media nazionale. La distribuzione territoriale degli sprechi vede comportamenti “più virtuosi” al Centro-Nord Italia, mentre al Sud i dati sono meno incoraggianti, tant’è che si spreca il 18% in più del valore della media nazionale.

Quali alimenti si sprecano di più e perché?

Le categorie di alimenti che finiscono maggiormente tra i rifiuti restano pressoché invariate rispetto al rapporto dell’anno precedente. Nella “top five” degli sprechi settimanali, infatti, si registrano frutta fresca (25,5 gr), insalate (21,4 g), pane fresco (20 g), verdure (19,5 g), Liliacee e tuberi (18,7 g), tutti alimenti altamente deperibili e di ridotta shelf life che in parte “giustificano” la ricorrenza dello spreco. Per approfondire le motivazioni del perché si spreca, è stato chiesto alle famiglie tramite questionario di dare una spiegazione e, da questo, è conseguita come motivazione principale la dimenticanza.
Il 47% delle famiglie, infatti, pensa di sprecare perché si dimentica di aver acquistato prodotti deperibili, il 46% ritiene che la colpa sia attribuibile all’interruzione della catena del freddo tra acquisto e conservazione domestica, il 35% che gli alimenti comprati siano già vecchi, il 33% spreca perché acquista in eccesso per paura di non avere abbastanza e il 30% dichiara di commettere errori nella pianificazione della spesa. A queste motivazioni sono state affiancate anche le motivazioni del perché gli esterni al proprio nucleo famigliare sprecano, evidenziando un paradosso. Se infatti si osservano le risposte a questo secondo interrogativo si può notare come le motivazioni precedentemente esposte vengano ribaltate. Le altre famiglie sprecano perché “acquistano troppo”, “si dimenticano”, “non apprezzano gli avanzi”, “non sono capaci di conservare”. Al contrario, come sopra riportato, le motivazioni del proprio spreco sono riconducibili in primis a problematiche esterne, come “i prodotti sono troppo facilmente deperibili”, “gli alimenti venduti sono già vecchi”, etc.
Questi dati evidenziano che tra i problemi ancora persistenti vi è sicuramente la tendenza ad “autoassolversi”, limitando la possibilità di uno sviluppo reale di buone pratiche soggettive.
In considerazione di ciò, tra gli obiettivi da perseguire a livello individuale, ma soprattutto collettivo ed istituzionale, risulta importante continuare ad investire tempo e risorse in nuove proposte che mettano al centro programmi di educazione alimentare ed ambientale e consentano di sviluppare una cultura del cibo in linea con le nuove necessità.

 

Fonte: 

1. Spreco Zero (2022), Conferenza per la 9^ Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco Alimentare One health, one earth. https://www.youtube.com/watch?v=kXt6U0nUSpo&t=604s