Gli Specialisti: la prossima pandemia sarà oncologica
La priorità assoluta nella gestione del Covid ha causato un rallentamento, se non un arresto, nella diagnostica di malattie come il cancro, nei controlli di routine e nelle stesse terapie. Tanto che diversi reparti ospedalieri sono stati trasformati in aree dedicate principalmente alla gestione della pandemia trascurando tutte le altre patologie.
Se le prime stime valutano molto severamente l'impatto del rinvio di operazioni e screening per il cancro, il reale impatto sanitario purtroppo si potrà vedere solo nel tempo.
Secondo uno studio condotto dai ricercatori della rete ospedaliera Unicancer, in Francia, il rallentamento delle cure dovuto al confinamento potrebbe essere responsabile di 1.000-6.000 morti negli anni a venire.
"I tumori purtroppo sopravvivranno al Covid e nonostante decreti e documenti non è vero che l'oncologia viene preservata perché si appoggia a radiologia, endoscopia e altri servizi che sono pesantemente influenzati" afferma Pierfranco Conte, ordinario di Oncologia Medica dell'Università degli Studi di Padova e coordinatore della Rete oncologica del Veneto nel suo intervento durante il Cracking Cancer Forum 2020, che quest'anno si è tenuto in formato digitale.
Attilio Bianchi, direttore generale dell'Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione "G. Pascale" di Napoli, invece, ha ricordato i numeri di una vera e propria emergenza quotidiana: "Ogni anno i tumori fanno da 13 a 15 milioni di vittime, se fosse una guerra sarebbe ogni giorno sui giornali e invece in qualche modo quasi non fa massa".
La sospensione degli screening per 2-3 mesi ha dato un fermo a una delle azioni più forti contro il tumore, la tempestività della diagnosi che è un elemento centrale per aumentare le probabilità di sopravvivenza.
ll Sistema Sanitario Nazionale si trova ora a gestire un arretrato importante e per farlo avrà bisogno di riorganizzarsi su nuovi modelli di assistenza e cura possibili con la sanità digitale e di nuove risorse professionali.
È necessario e non più rimandabile un cambio di paradigma sostanziale: decentralizzare il più possibile le attività a livello territoriale ed estendere il percorso assistenziale su più setting, andando a capillarizzare la presenza di specialisti che possano prendere in carico in paziente su tutto il territorio italiano.